Dal 2008 mi occupo di comunicazione d’impresa e dal 2013 di web marketing ma fino ad oggi ho notato, nonostante la crescente diffusione del web e la nascita di nuove piattaforme social una certa reticenza da parte delle aziende (e in particolar modo delle PMI) nell’investire online.
Eppure il social media marketing e il content marketing sono oggi due discipline che possono portare concreti benefici alle aziende, non solo in termini di visibilità e brand awareness ma anche di fatturato come dimostrano le mie esperienze quotidiane con i miei clienti.
Come al marketing tradizionale anche al marketing online si possono applicare i cosiddetti Funnel, gli imbuti che portano il potenziale cliente dalla conoscenza del brand alla conversione effettiva e posso assicurare che con un corretto approccio strategico sono ancora più efficaci che nella comunicazione tradizionale. Eppure le aziende adottano sempre più un approccio a PIng Pong senza dare il tempo alle loro azioni sul web di produrre i risultati sperati o confidando nel fatto che un investimento anche massiccio in pubblicità sui social media possa risolvere i loro problemi.
Il web funziona e molto bene ma richiede una stretta relazione tra l’azienda, l’ufficio marketing e il consulente che si occuperà della strategia online. Ma non è tutto: il marketing digitale è oggi altamente tracciabile e porta contatti utili ai commerciali che si occuperanno poi di concludere la vendita le cui basi sono state poste su Facebook, LInkedin, Twitter o Instagram. Per non parlare degli ecommerce che possono concludere l’intero ciclo di acquisto, dalla conoscenza al pagamento, online. Sui social media si possono tracciare le conversioni, le visualizzazioni, i click, insomma praticamente tutto basandosi sui dati delle piattaforme di analisi sui social media o sull’immancabile Google Analytics.
Concludo però che il web si focalizza su strategie di lungo termine, che essere primi su Google è un lavoro che richiede tempo e costanza e va portato avanti ogni giorno per non perdere quanto guadagnato. Lo stesso dicasi per i social media dove l’attività di generazione delle vendite va molto oltre il semplice pubblicare dei post sulla pagina – lavoro da 5 minuti – e richiede una stretta interazione con chi in azienda fa marketing.
Ultima considerazione, i costi della pubblicità digitale che sono nettamente inferiori a quelli di uno spot televisivo o l’editoriale su una rivista di settore. Basti pensare che il CPC (Costo Per Click) di Facebook si aggira sui 0,23 – 0.75 centesimi di euro e il CPM (Cost per 1000 Impressions) sui 5-10 euro.
Siete ancora convinti che non valga la pena di inserire il web marketing nel vostro piano per il 2017?